CS - MELANOMA PER LA BIOPSIA DEL LINFONODO SENTINELLA NON C’E’ FRETTA

IMI 300x157 TWITTERMELANOMA: NON C’E’ FRETTA PER LA BIOPSIA DEL LINFONODO SENTINELLA

IMI, FINO A TRE MESI NON CAMBIA LA SOPRAVVIVENZA DEI PAZIENTI

Uno studio dell’Intergruppo Melanoma Italiano definisce le tempistiche dell’esame

Genova, novembre 2020 - Stabilire se il melanoma si è diffuso o meno ai linfonodi locali, vicini alla sede del melanoma. È questo il ruolo della biopsia del linfonodo sentinella: è oramai dimostrato scientificamente che la sua esecuzione per i tumori ulcerati inferiore a 0.8 mm, oppure con uno spessore uguale o superiore a 0.8 mm permette di capire chi siano i pazienti con un rischio maggiore di recidiva e che possano essere candidati ad un trattamento preventivo dopo l’intervento chirurgico al fine di ridurre il rischio di recidiva della malattia.

Un nuovo studio dell’Intergruppo Melanoma Italiano (IMI), presentato nel corso del XXVI Congresso Nazionale, che si svolge in virtual edition dal 7 al 9 novembre, evidenzia come eseguire la procedura entro un mese o entro tre mesi non comporti una differenza nell'outcome dei malati in termini di sopravvivenza libera da progressione o di sopravvivenza globale.

Una tempistica che porterebbe a importanti conseguenze sulla programmazione dell’attività chirurgica negli ospedali e alla riduzione di richieste urgenti.

In questo studio sono stati analizzati retrospettivamente più di 10.000 pazienti – spiega Mario Mandalà professore di Oncologia Medica dell’Università degli Studi di Perugia - ed è emerso come l’esecuzione del linfonodo sentinella entro o dopo 31 giorni dall’asportazione del melanoma non influenzasse la sopravvivenza dei soggetti con melanoma”.

 

Non solo: nei soggetti con linfonodo sentinella negativo è stata invece osservata una prognosi significativamente peggiore nel caso in cui l’indagine venisse eseguita precocemente, meno di 30 giorni, dall’asportazione del melanoma.

 

“Una possibile spiegazione di questo risultato – sottolinea Mandalà - è che il linfonodo sentinella svolga un ruolo fondamentale nello sviluppo di una risposta immunitaria antitumorale, che tuttavia richiede tempo per svilupparsi.

Il linfonodo sentinella è il primo linfonodo a ricevere la linfa da un tumore primitivo. La sua ricerca è una procedura minimamente invasiva che avviene di due fasi: la linfoscintigrafia dinamica, ovvero un esame di immagine che permette la localizzazione del linfonodo sentinella tramite l’impiego di un colorante vitale e un radiocolloide, l’asportazione chirurgica vera e propria. Gli studi evidenziano come il rischio di falsi negativi sia contenuto <5% così come le complicanze locali, 10%.

La presenza di metastasi misurabile, almeno 1 mm, è una forte indicazione all'attuazione del trattamento adiuvante con immunoterapia, anti-PD-1, e nei casi con mutazione del gene BRAF con terapia a bersaglio molecolare - dabrafenib e trametinib - entrambe da prendere in considerazione come prima opzione terapeutica.

Alcuni lavori hanno messo in evidenza come la procedura di ricerca ed asportazione sia sicura anche in donne in gravidanza, anche se è consigliabile a scopo precauzionale attendere la fine del primo trimestre. Mentre le linee guida consigliano la ricerca del linfonodo sentinella per melanomi a partire dal pT1b, ovvero melanomi ulcerati con spessore minore a 0,8 mm o con spessore maggiore o uguale a 0,8 mm, non ci sono ancora indicazioni sull’esatta tempistica della sua esecuzione. In questo ambito IMI è ancora una volta in prima linea nella ricerca sul melanoma.

 

Ufficio Stampa IMI – Intergruppo Italiano Melanoma
Giulia Pigliucci
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