TATUAGGI, IL MELANOMA NASCOSTO NELL’URLO DI MUNCH.
IMI, MAI COPRIRE I NEI CON LA BODY ART. È QUESTIONE DI VITA O DI MORTE.
ASSOCAZIONE TATUATORI, ATTENZIONE AGLI ABUSIVI. BOOM DURANTE IL COVID.
Genova, 12 maggio 2021. Un urlo straziante. A lanciarlo è il neo nascosto nel tatuaggio che riproduce il celebre dipinto di Munch. È così che quel volto sfigurato dal dramma, terrorizzato e scosso dalla sofferenza e dalla solitudine salva la vita a Massimo, che racconta la sua storia al Webinar ‘Il melanoma nascosto nel tatuaggio’, organizzato e promosso dall’Intergruppo Melanoma Italiano – IMI.
Questo quadro lo ha da sempre affascinato, tanto da farselo tatuare nel novembre 2009 sul braccio. Tuttavia, nel momento in cui il tatuatore gli suggerisce di “nascondere” quella definita come “un’imperfezione della sua pelle” nelle linee nere del vestito una voce nella sua testa grida: non farlo!
Massimo fortunatamente quell’urlo lo ascolta. Il neo rimane in bella vista sul collo della figura copiata fedelmente e nel 2020 il dermatologo riesce a valutarlo ed asportarlo. La diagnosi istologica è stata di Melanoma.
“L’urlo di Munch - afferma Ignazio Stanganelli, presidente IMI e direttore della Skin Cancer Unit IRCCS Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumore professore associato dell’Università di Parma – è la trasposizione biologica di quello che rappresenta il dipinto: c’è da una parte il quadro con il suo dramma esistenziale a livello iconografico, il paziente che lo acquisisce e poi all’interno di questa situazione abbiamo la biologia umana, cioè la trasformazione del melanocita e, quindi, l’insorgenza del melanoma. Sembra una sorta di continuum surreale che è stato rappresentato sicuramente nella storia di Massimo.”
“I nei non vanno mai tatuati – sottolinea Giuseppe Scarcella, responsabile nazionale del dipartimento Laser & Hight tech ISPLAD – bisogna mantenersi ad almeno un centimetro di distanza. Solo così è possibile individuare tempestivamente qualsiasi mutazione. È una questione di vita o di morte.”
Il danno maggiore deriva dall’uso dell’inchiostro nero che nasconde completamente i nevi, ma anche gli altri colori alterano le eventuali mutazioni, e le diagnosi tardive spesso si rivelano fatali. Non solo: i tatuaggi possono creare anche dei falsi positivi: “Proprio perché i colori non consentono di studiare correttamente i nevi - continua Stanganelli – si possono creare artificialmente i così detti melanomi sospetti. In questi casi il clinico è costretto sempre ad asportare la lesione perché di fatto non sa discernere se è una lesione benigna o maligna. Infine un altro problema è collegato alle dimensioni del tatuaggio: nel mascheramento da tatuaggio esteso su ampie aree cutanee è più difficile per il dermatologo l’individuazione del neo a rischio”
I rischi legati a nei e tatuaggi non finiscono qui. “Chi tende ad avere tanti nevi da giovane – aggiunge Scarcella - è più facile che ne sviluppi altrettanti da adulto. Dovrebbe fare visite periodiche di controllo ed evitare di farsi i tattoo.” Un altro no viene per coloro che hanno una familiarità con il melanoma o storie di tumori cutanei.
“Io sono l’esempio di tutto questo” racconta Massimo. Carnagione chiara, tanti nei da giovane, un caso di melanoma in famiglia, ma al tatuaggio non ha saputo rinunciare. “Anche se non ho rimpianti per averlo fatto – dice – oggi non lo rifarei. L’istinto di non farmi coprire il neo è stata la mia salvezza. Il filo tra la vita e la morte è molto sottile e passa innanzitutto attraverso le mani dei tatuatori. Sicuramente devono avere un maggiore grado di consapevolezza sui rischi che si corrono.”
“E’ da anni che ci battiamo – dichiara Massimiliano Freguja Crez, rappresentante Veneto dell’Associazione Tatuatori.it - affinché la nostra professione venga regolamentata a livello nazionale. Chiediamo linee guida chiare per quanto riguarda la formazione e che il riconoscimento sia nazionale e non regionale, come è tuttora. Solo così si può garantire una sicurezza igienico-sanitaria di elevata qualità a tutela di tutti, in grado di contrastare l’abusivismo, fenomeno che è sempre esistito e che durante il COVID, con le zone rosse e la chiusura dei centri autorizzati, ha registrato un vero e proprio boom.”
Di qui l’appello ad un progetto di legge che regolamenti tutto il settore e la richiesta di una formazione adeguata per poter esercitare la professione. Attualmente in Italia sono abilitati ad effettuare questa pratica solo coloro che sono in possesso dell’attestato di frequenza di uno specifico corso di formazione regionale e che operino nel rispetto dei requisiti igienico-sanitari previsti dalle linee guida del Ministero della Salute.
Allergie ai colori e infezioni così come le reazioni granulomatose da corpo estraneo tardive, tra i quali i pseudolinfomi e reazioni neuropatiche sono gli altri aspetti spesso sottovalutati.
“Eppure – rimarca Stanganelli - il 3,3% dei tatuati ha avuto una complicanza più o meno importante ma più della metà delle persone che ha avuto una reazione non ha consultato nessuno. Il 20% si è rivolto al tatuatore, il 10% ad un dermatologo e un altro 10% al medico di base.”
Nonostante questi numeri siano la dimostrazione che il tattoo non vada preso alla leggera, secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore della Sanità il consenso informato è stato firmato da appena il 22% degli oltre 7 milioni d’italiani che si sono sottoposti a questa pratica.
“Purtroppo – aggiunge Crez Freguja – il far west che si registra nel nostro settore fa sì che tutto sia demandato alla deontologia professionale del singolo.” Tuttavia, la volontà a cambiare le cose è forte: “chiediamo ai dermatologi – ribadisce il tatuatore - indicazioni chiare su come comportarci, siamo aperti ad un confronto costruttivo su queste tematiche.” E aggiunge: “Molte volte siamo la prima porta d’ingresso ai loro studi. Da noi vengono persone che non hanno mai pensato di fare una visita dermatologica. Nella mia esperienza personale, studiando la loro pelle, prima di eseguire un tatuaggio, mi sono trovato spesso a mandarle da medici specialisti se notavo situazioni anomale, nei ‘strani’ o suggerendo la mappatura in chi ne aveva tanti.”
E se da un lato negli ultimi anni è stato registrato un vero e proprio boom degli appassionati di body art, dall’altro uno su 4 poi si ‘pente’. “Anche se si possono rimuovere tramite laser - spiega ancora Scarcella - il problema dei nei ‘nascosti’ rimane. Il trattamento non può, infatti, essere eseguito sui nevi quindi o vengono rimossi chirurgicamente, prima, o si lascia un contorno tatuato di circa 3 millimetri attorno al neo. Il che in certi casi può comportare un ‘avanzo’ di tattoo anche di un centimetro quadrato.”
“Per quanto a certe passioni sia difficile dire di no – conclude Giovanna Niero, presidente dell’Associazione Italiana Malati di Melanoma - bisogna essere coscienti dei pericoli che si corrono. Il bisogno di una attenta ed esatta trasmissione di notizie, è pari a quello della prevenzione e della terapia: AIMaMe tiene molto ad essere al passo con i tempi e le nuove esigenze generazionali, per questo si aggiorna costantemente sulle nuove necessità, fornendo approfondimenti su temi attuali come la nuova tendenza dei giovani a decorare la pelle con tatuaggi.”
Ufficio Stampa IMI – Intergruppo Melanoma Italiano
Giulia Pigliucci
Tel. 3356157253
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