CS - TATUAGGI, UNA STORIA LUNGA 30MILA ANNI

MELANOMA TATUAGGIOTATUAGGI, UNA STORIA LUNGA 30MILA ANNI

WEBINAR INTERGRUPPO MELANOMA ITALIANO, IL PRIMO FU OTZI

 

 

Genova, 12 maggio 2021. Anche se il suo nome è stato coniato a metà del 1700, i primi riscontri risalgono a ben 30mila anni fa. È quanto emerge nel Webinar IMIIntergruppo Melanoma Italiano dal titolo ‘Il melanoma nascosto nel tatuaggio’ che pone l’accento sia sul l’importanza del controllo cutaneo nella prevenzione del melanoma nella popolazione con tatuaggi, sia sulla necessità di una regolamentazione con linee guida chiare da parte del governo nazionale sugli operatori del settore. Obiettivo: garantire la sicurezza della popolazione, come sottolinea Ignazio Stanganelli, presidente dell’Intergruppo Melanoma Italiano e direttore della Skin Cancer Unit IRCCS Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori e professore associato dell’Università di Parma.

Le origini molto antiche vengono confermate – spiega Giuseppe Scarcella, responsabile nazionale del dipartimento Laser & Hight tech ISPLAD- dal ritrovamento di utensili d’argilla sormontati da denti acuminati risalenti al Paleolitico superiore, che con buona probabilità erano adibiti a tale scopo, e il rinvenimento sulle Alpi italiane, nel 1991, del corpo mummificato di un cacciatore dell’età del Bronzo, ribattezzato Otzi, ci ha mostrato che portava tatuati una croce all’interno del ginocchio sinistro, sei linee di circa 15 centimetri lungo le reni e diversi tratteggi sulle caviglie.

Anche in Egitto è stata scoperta una mummia, appartenente alla sacerdotessa della dea Hator, risalente al II secolo a.C., con piccoli tatuaggi sul ventre, simboli di fertilità.

La parola tatuaggio comunque deriva dall’inglese Tattoo e venne trascritta per la prima volta nel 1769 dal capitano inglese James Cook, che approdando a Tahiti, osservò gli indigeni che, battevano con una bacchetta di legno sull'ago per incidere la pelle. Il termine deriva dalla parola "tau-tau", onomatopea che ricordava il rumore prodotto dal picchiettare.

Grazie alle descrizioni di Cook e di Banks, botanico inglese che prese parte al primo viaggio del capitano inglese, il tatuaggio e la sua cultura si diffusero anche in Europa, benché già qualche anno prima, nel 1691, gli occhi dei londinesi avessero ammirato i disegni incisi sul corpo del Principe filippino Giolo, condotto a Londra dal pirata William Dampier, che ne fece un fenomeno da baraccone.

Nel passato la pratica del tatuaggio era una cerimonia molto elaborata che presupponeva una preparazione sia fisica sia mentale. L’incisione della pelle avveniva con strumenti rudimentali che potevano causare infiammazioni, febbre e infezioni. Ci si decorava il corpo anche per impressionare e spaventare il nemico sul campo di battaglia.

L’usanza venne meno con il diffondersi del Cristianesimo in quanto si riteneva che il corpo umano creato a immagine e somiglianza di Dio e che, quindi, sarebbe stato un peccato alterarne in qualche modo la sembianza. Fu papa Adriano I nel 787 d.C. a condannare definitivamente questa pratica. Di qui una battuta d’arresto che si prolungò sino al 1700.

L’invenzione della macchinetta per tatuare, ad opera di Samuel O’Reilly sul finire del 1891, estese la nuova moda. Tuttavia, le origini del tatuaggio moderno fondano le proprie radici in quello giapponese.
“E’ la prima forma di arte figurativa policroma – afferma Massimiliano Freguja Crez, rappresentante Veneto dell’Associazione Tatuatori.it - ed è a tutto corpo. Il che tra l’altro implica una seria preparazione dei tatuatori poiché oltre al lato artistico e al risvolto psicologico dietro a questa scelta, quando si lavora su grandi superfici di pelle è più facile che ci siano nei da salvaguardare. La nostra abilità sta nel posizionare il disegno in modo da non impedire corrette diagnosi e cure di tumori della pelle e melanomi.”

Oggi in Italia Il fenomeno dei tattoo in Italia ha preso dimensioni tali da spingere l’ISTAT, nel 2016, a far rientrare la voce ‘tatuaggi’ nel suo paniere. Purtroppo c’è anche abusivismo e corsi di formazione non seri e adeguati da 30 ore.

 

Ufficio Stampa IMI – Intergruppo Melanoma Italiano
Giulia Pigliucci
Tel. 3356157253
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