CS - MELANOMA AVANZATO, CON IMMUNOTERAPIA 52% DEI PAZIENTI LIBERO DA RECIDIVE A LUNGO TERMINE

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MELANOMA AVANZATO, CON IMMUNOTERAPIA 52% DEI PAZIENTI LIBERO DA RECIDIVE A LUNGO TERMINE

 

Il punto delle terapie al XXVI Congresso Nazionale dell’Intergruppo Melanoma Italiano

Migliora sempre di più la sopravvivenza dei pazienti con diagnosi di melanoma in stadio avanzato, tanto che oggi, grazie all’immunoterapia, il 52% è libero da recidive a 4 anni dall’inizio delle cure. Il successo è dovuto al nivolumab, molecola che in Italia ha ricevuto la rimborsabilità. A fare il punto sulle nuove terapie adiuvanti per bloccare questo tumore maligno della pelle in stadio III di malattia (metastasi ai linfonodi) e in stadio IV (metastasi a distanza), gli esperti dell’Intergruppo Melanoma Italiano riuniti al XXVI Congresso Nazionale in corso dal 7 al 9 novembre in virtual edition.

L’efficacia del nivolumab è stata confermata nello studio Checkmate 238 - spiega Antonio Maria Grimaldi, Dirigente medico ad alta specializzazione Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione G. Pascale di Napoli, Dipartimento Melanoma, Immunoterapia oncologica e terapie innovative – che lo ha messo a confronto con l’ipilimumab, terapia standard somministrata negli USA, nei pazienti in stadio IIIB-IIIC o IV NED sia mutati nel gene BRAF che non mutati”. A 4 anni dall’inizio del trattamento il 52% dei pazienti a cui è stato somministrato il nivolumab era libero da recidive contro il 41% dell’ipilimumab. Drastica anche la riduzione degli effetti collaterali gravi, rispettivamente del 14.4% contro 45.6%, il che ha comportato una interruzione anticipata del trattamento solamente del 9.7% per il nivolumab contro il 42.6% dell’ipilimumab.

Ma le novità in campo terapeutico non finiscono qui. All’immunoterapia, approccio mirato a risvegliare il sistema immunitario contro il cancro, si affianca la target therapy, terapia a bersaglio molecolare. Attualmente sono in corso una serie di studi sperimentali mirati alla combinazione delle due, anche se il rovescio della medaglia è l’elevata tossicità che alcune combinazioni possono creare. “Il lato oscuro della forza di queste terapiesottolinea Virginia Ferraresi, oncologa all’Istituto Tumori Regina Elena di Roma – è qualcosa che non va sottovalutato. Gravi effetti collaterali spingono infatti il medico e soprattutto il paziente ad abbandonare le cure”.

La sequenza target therapy-immunoterapia sta dimostrando invece di dare un vantaggio almeno analogo quello della terapia combinata senza elevati effetti collaterali gravi. “La domanda – afferma Grimaldi – che sorge spontanea è: quale somministrare per prima? Secondo i dati preliminari appena pubblicati dello studio Secombit, a due anni dalla terapia la sopravvivenza libera da progressione è simile sia se si somministra prima la target therapy e poi l’immunoterapia che il contrario. La scelta quindi dipende dal quadro clinico del paziente”.

Il messaggio che ci viene dagli studi presentati in quest’ultimo anno – conclude Ferraresi - è che qualora il tumore fosse in fase avanzata, si hanno a disposizione diverse terapie da somministrate in sequenza oppure in combinazione. Attualmente stiamo studiando come definire il miglior percorso terapeutico per ciascun sottogruppo di tali pazienti”.

Attualmente in Italia hanno ricevuto la rimborsabilità per la terapia adiuvante i trattamenti con dabrafenib+trametinib, nivolumab e pembrolizumab.

 

Ufficio Stampa IMI – Intergruppo Italiano Melanoma
Giulia Pigliucci
Tel. 3356157253
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